
Sono una persona riflessiva e che osserva ed é un po' che osservo diverse dinamiche all'interno delle "strategie alimentari" che promettono libertà e flessibilità. Sui social vengono spesso pubblicate diete o stili di vita che promettono libertà alimentare ma poi si rivelano essere tutt'altro
Dai cheat day / pasti / giorni liberi fino a strategie dove nel quotidiano sono previste ore dedicate ad alimentazione “sana” alternate ad ore di junk food a fasi di digiuno o altre strategie ancora che promettono quella che viene definita come “Libertà alimentare”.
Ora ti chiedo: cos’è per te la libertà alimentare?
Personalmente continuo a sostenere che non c’è uno schema/modello di alimentazione sostenibile che vada bene per tutti. Lasciando stare eventuali problematiche cliniche, e lasciando stare l’agonismo, l’alimentazione è il risultato di un mix di cultura, posizione geografica, educazione alimentare, storia e vissuto personale. Ed è proprio questo che dovrebbe fare un professionista: cucire sul singolo soggetto un’alimentazione adeguata in base alle sue problematiche, stile di vita, lavoro e in base a quello che LUI O LEI considerano sostenibile.
Nel lavoro di un professionista sono compresi l'educazione alimentare e l'aiutare la persona nella consapevolezza. Ogni giorno è un giorno libero se c’è consapevolezza! Aspettare con brama la “giornata di sgarro” o un orario/giorno pre stabilito per darci dentro con il "cibo proibito" e poi seguire fasi di restrizione o digiuno è davvero “libertà dagli schemi” o è solo una libertà fittizia?
Il problema non deriva dai singoli alimenti; il problema sono le forzature travestite da libertà e flessibilità.
Aspettare l’ora X o il giorno X per mangiare determinate cose piuttosto che altre non è libertà ma è una sorta di “gabbia dorata” che ci si costruisce. Certe strategie potrebbero addirittura amplificare alcuni atteggiamenti già disfunzionali nei confronti del cibo.
Dott.ssa Patalano Myriam Biologa Nutrizionista
Ischia Nutrizione Patalano